Storia
di chiara dell'oro 16 Agosto 2023

Le verdure di cui ci stiamo dimenticando

Rispetto al passato oggi diamo un valore molto più importante all’alimentazione. Se riusciamo a instaurare con essa un buon rapporto, a seguirla in modo corretto, lei è in grado di aiutarci ad avere un corpo in forma, di prevenire le malattie e di mantenerci in salute. Non è un caso infatti, se spesso sentiamo dire “l’uomo è ciò che mangia”. E se riteniamo che queste parole siano vere allora è anche vero che stiamo perdendo un pezzo di noi stessi, a causa della nostra pigrizia e mancanza di memoria.
Le verdure di cui ci stiamo dimenticando sono tantissime. Secondo uno studio di Coldiretti si stima che in Italia sia sparito il 75% di varietà di frutta e verdura. Tantissime. E per quale motivo? Perchè non sono buone? Perchè sono troppo costose? Oppure sono pericolose per la nostra salute e non ci aiutano a mantenerci in salute? Niente di tutto questo. Semplicemente siamo diventati “analfabeti” del cibo: abbiamo disimparato a riconoscere le moltissime varietà di verdure, a coltivarle e in poco tempo ci siamo dimenticati della loro esistenza, perdendo una parte importante della nostra cultura culinaria, tra cui molte ricette che un tempo erano alla base della nostra quotidianità.

 

Perchè ci stiamo dimenticando di molte varietà di verdure

I motivi di questa dimenticanza sono tanti e non è tutta colpa nostra, ci sono anche dei complici:
1- non desideriamo più mangiare cibi umili e molte delle verdure dimenticate erano alla base della povera cucina contadina
2- non abbiamo voglia e tempo di cucinare: abbiamo bisogno di mangiare un cibo più veloce, già pronto o rapido da preparare
3- le grandi multinazionali e i grandi supermercati, sfruttando la pigrizia delle persone, hanno portato i consumatori a prediligere la standardizzazione dei prodotti puntando sulla omologazione industriale. Questo è il motivo per cui nei supermercati troviamo sempre gli stessi ortaggi, oppure è difficile riuscire a trovare i semi delle verdure dimenticate.

Nonostante la modernità e il mercato stiano contribuendo a “uccidere” la nostra biodiversità gastronomica, fortunatamente molte di queste verdure crescono spontaneamente in natura e c’è ancora chi riesce a riconoscerle. Oltre a essi esistono anche molti appassionati agricoltori che hanno deciso di non omologarsi al mercato. Grazie a loro gli ortaggi dimenticati non sono introvabili ed è possibile recuperarne i semi oppure semplicemente acquistarne i frutti nei mercatini a Km 0 oppure direttamente nei luoghi in cui vengono coltivati.

 

Perchè ricordare le verdure di cui ci stiamo dimenticando

Prima di iniziare a parlare di alcune delle verdure di cui ci stiamo dimenticando è importante riflettere anche su un altro aspetto, perchè è importante ricordarle?

1- Come dice un proverbio contadino “ogni erba che guarda in su ha la sua virtù” e anche in questo caso ogni verdura dimenticata ha delle proprietà estremamente benefiche per la nostra salute
2- Sono parte della storia della nostra cucina e di molte ricette tradizionali
3- Banalmente sono buonissime e hanno sapori molto particolari

Le verdure di cui ci stiamo dimenticando  Piante di aglio orsino – Foto di M. X. su Unsplash

Alcune delle verdure  di cui ci stiamo dimenticando

Cetriolo limone

Il cetriolo limone è un ortaggio sconosciuto alla quasi totalità delle persone che sopravvive grazie a chi ancora lo coltiva nel proprio orto e a chi ne conserva i suoi semi.
Matura in estate e si chiama così perché assomiglia a un limone. Con esso condivide la forma, la buccia e il colore.
La sua polpa è di un verde pallido e il suo sapore è proprio simile a quello del cetriolo.

In cucina può essere utilizzato come il cetriolo comune, quindi in insalate, antipasti di mare oppure conservato in salamoia come i cetriolini. Si presta benissimo per preparare anche la famosissima salsa tzatziki oppure dei freschissimi estratti per l’estate.
Il Cetriolo Limone è originario dell’India e qui ancora oggi viene utilizzato per preparare moltissimi piatti tra cui la salsa Raita, a base di frullato di cetriolo, limone, yogurt, cipolla e menta.

Questo cetriolo è conosciuto fin dall’antichità, soprattutto per le sue sostanze benefiche. Plinio il Vecchio lo nomina in molte occasioni,  sottolineando quanto l’imperatore Tiberio ne fosse goloso. In epoca romana veniva poi utilizzato anche come cura al veleno degli scorpioni oppure per aiutare le donne a rimanere incinta.
Ma quali sono quindi queste sue proprietà miracolose tanto decantate e apprezzate dagli antichi? Essendo fatto di acqua ha pochissime calorie e favorisce la diuresi. Inoltre è ricco di acido tartarico, che impedisce la trasformazione dei carboidrati in grassi, di sali minerali, potassio, fosforo, calcio e vitamine A, C e B, tra cui la niacina, che contribuisce a prevenire i crampi.

 

Aglio Orsino

Il suo nome, Orsino, non è casuale, ma allude a chi più di tutti ama questo ortaggio: l’orso. A ogni fine inverno l’orso si sveglia e per recuperare tutte le sue forze e rinvigorire il fisico si ciba di questo aglio. L’orso non è il solo ad averlo amato follemente, si dice che anche gli antichi germani lo apprezzassero per lo stesso identico motivo.
Così per molti secoli l’aglio orsino è diventato un simbolo di forza, rigenerazione e fecondità, per poi diventare durante il Medioevo un ottimo rimedio contro gli spiriti cattivi.
Oltre a erba guaritrice medici, botanici ed erboristi lo consigliavano per purificare il sangue, abbassare il colesterolo, disintossicare l’organismo e depurare la pelle.

Foglie e bulbo della pianta vengono utilizzati in cucina per la preparazione di frittate, minestre, zuppe, insalate, mentre l’aglio viene utilizzato per insaporire le carni, il pesce, formaggi morbidi oppure messo sotto aceto o sott’olio.

L’aglio orsino si trova facilmente in natura, ma bisogna fare molta attenzione a non confonderlo con altre erbe tossiche, informandosi prima sull’aspetto della pianta, ma anche sulle leggi regionali che ne regolano la raccolta.
Piccolo consiglio per chi decide di volerlo andare a cercare nei prati: strofinate le foglie con le dita, se hanno l’odore di aglio allora avete trovato la pianta giusta.

Buon Enrico o spinacio selvatico

Si narra che a dare il nome di questa pianta fu Enrico di Navarra, che nel 1753 decise di assegnarle il nome di un re, il futuro sovrano francese Enrico IV, chiamato il buon Enrico poiché aprì  i suoi orti di piante commestibili al popolo affamato a causa della carestia.
La pianta può arrivare fino a 60 cm e cresce spontaneamente sui terreni di montagna concimati dalle mucche. Le sue foglie ricordano molto il piede dell’oca e la pianta è perenne. Il buon Enrico quindi cresce da solo garantendo una riserva di verdura ogni anno.

Il suo sapore ricorda molto quello dello spinacio e per questo in molte zone lo chiamano spinacio di montagna.
In cucina vengono utilizzate le foglie e i germogli. Le prime vengono lessate e utilizzate nelle minestre, nelle zuppe oppure crude in insalata. I secondi invece si usano per fare frittate, torte (a questo link trovi una buonissima ricetta), risotti oppure conditi con olio, sale e pepe. Si raccoglie in primavera e deve essere consumato subito, appena raccolto, poichè non si presta molto bene alla conservazione.

Oltre a essere molto buono il buon Enrico ha anche diverse proprietà benefiche. Come gli spinaci, le foglie hanno un alto contenuto di ferro e vitamina C.

Dragoncello

Nel suo libro “Oltre il fornello” Gualtiero Marchesi scriveva: “Poco conosciuto in Italia, il Dragoncello ha un aroma fine e penetrante, assai particolare. Lasciato insaporire (ma non cuocere)  in una salsa alla crema si presta ad accompagnare pollame o vitello;  tritato, può aromatizzare uova e omelette. È uno degli ingredienti fondamentali della classica salsa bernese.”

Furono proprio le parole di Gualtiero Marchesi a concedere un po’ di fama al Dragoncello, che presto riuscì persino a entrare nei ristoranti dell’alta cucina. Esclusivamente lì però, perchè purtroppo a livello popolare il dragoncello continua a rimanere tra le verdure di cui ci stiamo dimenticando, ovvero qualcosa di sconosciuto ed estremamente raro da trovare nei supermercati, nelle case o nei piatti di comuni ristoranti e trattorie.
Eppure nel Medioevo il Dragoncello godeva di ottima fama, non solo per le sue proprietà benefiche, ma anche perchè si credeva fosse in grado di curare il morso dei serpenti velenosi (forse è proprio da qui che è nato il suo nome).

Il dragoncello è una verdura aromatica originaria della Siberia, conosciuto anche con il nome di estragone e utilizzato dagli esperti di arte magica come aiuto per conquistare la persona amata (fun fact: in Harry Potter è presente un mago chiamato Estregone).
Al di là dei poteri magici (a cui siete liberi di credere oppure no), il dragoncello ha anche altri poteri, tra cui favorire una buona digestione. Il suo aroma ricorda molto quello dell’anice e del sedano ed è un ottimo ingrediente per insaporire i formaggi e la grappa.

 

Ravanello pompelmo (o anguria)

Il ravanello della bellezza interiore, così lo chiamano i cinesi e adesso capirete subito il motivo.
Esternamente il ravanello pompelmo è brutto. Si presenta come il classico tubero, grande come una palla da softball e dal colore bianco sporco o verde sbiadito. Insomma, assomiglia un po’  a una rapa. Ma l’interno… è qui che si ha la vera meraviglia, e che meraviglia! Appena lo si apre si sprigiona un colore magenta elettrico e una miriade di raggi che corrono dal centro verso l’esterno.

Le verdure di cui ci stiamo dimenticando  Ravanello Pompelmo – Foto di Michele Blackwell su Unsplash

Originario della Cina e diventato molto popolare in Germania poichè anticamente veniva ritenuto afrodisiaco, ha un sapore molto buono e la polpa croccante.
Il gusto è simile a quello del fratello, il  classico ravanello, ma è molto meno spicy. Il ravanello pompelmo è molto più dolce e il sapore “piccante” lo si trova solo all’interno della buccia.
Lo si può mangiare crudo e in diversi modi: in insalata insieme ad altre verdure, per aggiungere un po’ di colore, oppure in pinzimonio .

Le sue proprietà sono tantissime: diuretiche, antibatteriche, digestive e facilita persino l’eliminazione delle tossine. La presenza di vitamina C lo porta ad essere anti scorbuto ma è ricco anche di vitamine A, B e di sali minerali. I Romani lo consideravano anche come ottimo rimedio per calmare la tosse. Ha inoltre un basso contenuto di calorie e dà un senso di sazietà, per questo spesso viene consigliato nelle diete per perdere peso.

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