La vita da fuori sede è una delle cose più belle che mi sia capitata per ora. Non che io abbia alle spalle molti anni per fare bilanci e cose così, ma diciamo che standoci dentro mi scopro contento.
Lontano dalla mamma si imparano una serie di cose su di sé e sul mondo, a cominciare da quelle proprio pratiche pratiche: lavatrici, spese, bollette, orari, pulizie, cucina. Ecco forse la cucina non sempre. Nel mio caso anzi direi che la cucina non l’ho proprio imparata, neanche alla lontana. Eppure capita anche ai migliori, e non solo a me, di dover fare qualche volta i conti con frigo vuoto, poco sbatti o carenza di denaro: i tre nemici del gourmet.
La vita da fuori sede tutta, soprattutto agli inizi, ha in nuce un principio di estremo, ma le circostanze sopra descritte sono le inevitabili forme concrete che questo estremo assume e attraverso le quali è obbligatorio passare. Come una sorta di legge cosmica.
Niente paura però, Dailyfood non ti abbandona di fronte all’abisso della perdita di risorse, sbatti o moneta. Oggi inaugureremo il futuro della culinaria, senza staccarci un secondo dalla tua condizione di merda.
Perché se le novità partono dal basso, abbiamo deciso, per cambiare per sempre la cucina, di partire veramente in basso. Contro la Milano del food e dei gastrofighetti, consumando i residui più marginali del consumismo, rosicchiando una fetta di pane duro raffermo rosicchieremo il sistema stesso: lo spreco.
E andiamo.
Pane e pesto
Iniziamo con una portata che affonda le sue radici nella nostra tradizione mediterranea. Questa ricetta è immediata, ma non scontata, perché in genere ci viene ricordata dal pensiero laterale, adibito a concepire utilizzi del pesto Esselunga rimasto in fondo alla vaschetta di plastica differenti dal condire l’ennesima pasta al pesto della tua vita universitaria.
Se hai la fortuna di un tostapane il tutto sarà persino tiepido e croccante. Mentre assapori da solo in un angolino del tavolo non apparecchiato ti sovviene l’idea che forse tutta la vita dai 18 ai 26 sia essa stessa pasta al pesto Esselunga.
Piatto da abbinare a quello schifo abnorme di Chinotto Zero in offerta: ma non credevi che togliere lo zucchero a una bevanda potesse ucciderla così tanto e quindi ti è rimasto sgasato in frigo fino ad oggi.
Pasta alla carbonara ridotta ai minimi termini
Non ci avevi pensato vero? Eppure stasera non puoi fare altro che pasta con le uova sopra. Giusto il fondo del sale grosso ti è rimasto da quando tutti i tuoi coinquilini sono in sessione e cenano fuori perché in casa nostra non si riesce a studiare. E poi le uova vanno a male se non le usi subito. Quindi va così: pasta bollita con poco sale, scolata e uova buttate sopra. Basta. Non è che dovresti fare la spesa o uscire anche tu a cena, no, stai sperimentando a sottrazione il grado zero dell’Italianità per vedere se esiste la possibilità di enucleare un punto zero della tua cultura. Non hai più niente.
Ottima con la scadentissima Bonarda frizzante che ti ha portato il tuo amico di Lettere Classiche e che nessuno ha ancora avuto il coraggio di bere: ma sei abbastanza triste stasera per finirlo e addormentarti sul pavimento del soggiorno almeno finché i tuoi compagni non torneranno, e misericordiosi ti riporranno sul letto.
Carote bollite avvolte in Sottiletta
Ancora una volta siete tu e il frigo. Qualche minuto di contemplazione stordita. La solitudine attanaglia al punto tale che persino il tuo stomaco si ribella. Se prima ti distraevi con l’Internet, ora hai mollato il cellulare, stizzito, ma solo perché la Wi-Fi dei vicini “FASTWEB-Ganja” è scomparsa improvvisamente.
Nell’ultimo ripiano carote già un poco annerite, tre in totale. Nel primo ripiano in alto due sottilette. Ti sale il gourmet e hai l’idea geniale delle 22 e 43: le Sottilette non sono mai state fatte per altro che sciogliersi su delle carote bollite, che non sbucci nemmeno perché la buccia dà quell’amarognolo.
Peccato che hai fallito anche stavolta e le Sottilette si sciolgono, ma cadendo sul piatto, infami. E ti tocca sgraffignarle via con le dita con la lingua ustionata dalle carote troppo rammollite. Eppure forse non faceva così schifo.
Accompagnare con la Birra Birra che ieri sera (quando non eri solo) avete rimesso in frigo a metà.
Frittata à la scrostata
Ci sono due cose sicure sulla condizione umana, lo hai capito in queste sere contemplando il vuoto: le uova sono da finire e l’essere umano è strutturalmente mancanza. Perché? Perché ti manca tutto e soprattutto il burro, ma te ne accorgi quando hai già rotto le uova nella tazza. E quindi osi. Prometeico osi e fai la frittata senza imburrare la padella.
Inutile dire che la frittata si lega con legami chimici complessissimi alla padella (quella schifosa che hanno lasciato i vecchi inquilini tra l’altro) e la fame ti induce a scrostarla tutta con la forchetta. Il tuo stomaco però non ha tanti cazzi di stare male stasera e quindi miracolosamente decide di digerire l’amianto che hai raspato, ti entra in circolo e ti vengono i superpoteri.
Da bere con questo piatto: molto buono il liquido del profumatore ambientale Sandalo e Bergamotto che portò la morosa del tuo coinquilino con chiaro messaggio “puzzate” stampato sul sorriso.
Spinacine sovietiche con scamorza al microonde
Questo piatto ha una natura diversa dai precedenti. Infatti, oltre a essere evidentemente più diurno e solare, è un piatto intessuto di comunità. O forse persino di comunismo. La location infatti è il supermercatino a qualche minuto dalla tua sede universitaria, dove casualmente c’è anche un angolo cottura che il capitalismo ha disposto appositamente per circuirti, fingendo di servirti, ma tu scegli di circuire il capitalismo e arrivi a pranzo con un altro amico talmente povero da non aver soldi nemmeno per la mensa.
Al banco della carne confezionata prendete una vaschetta con due Spinacine (spesso in offerta ndr) e a quello dei formaggi la scamorza di marchio proprietario del negozio (€0,99). Pagate un totale di euro 4 nel peggiore dei casi e fate scoppiare la rivoluzione. Togliete la pellicola dalla vaschetta, disponete tre fette di scamorza su entrambe le spinacine e scaldate al microonde per 3 minuti mentre i braccianti algerini e bergamaschi aspettano in coda. Aprite il microonde e spartite il cacciato di oggi: boom, socialismo.
Per bere: acqua della fontanella nel parchetto davanti all’Università mentre i compagni degli altri atenei insorgono nei rispettivi Carrefour e Simply.
Rovine di biscotti e marmellata
Il pasto più umile merita il dolce più facile ed ecologico. Non sprecheremo mai più niente noi, da quando abbiamo visto che i soldi non servono solo a comprare fumetti e lezioni di Bouzouki. La mamma ti ha lasciato la sua marmellata alle fragole che è andata via pian piano nelle ultime settimane, ce ne è giusto un po’ sul fondo e nessuno ha il coraggio di ammazzarla. Gli Abbracci (rigorosamente non quelli della Mulino Bianco), da parte loro, sono ormai solo briciole e pezzettini sul fondo del sacchetto. E allora? Basta mediocrità. Svuoti il sacchetto per intero direttamente nel barattolo della marmellata, mescoli con un cucchiaino e fai tutto pulito. Mmmmmh…
Accompagnare con Vin Santo rubato dalla cantina del babbo prima di partire di fretta, senza rendersi conto che valeva migliaia di soldi, tanto a ‘sto punto trattiamoci bene.
Doppio concentrato di pomodoro e cracker
Piccola nota a questo punto, devo rivelarvi una verità sulla genesi di questo articolo. Esso infatti deve tutte le proprie ricette a storie reali di disagio e speranza, o mie o chieste ad amici e compagni. Un giorno un caro amico, che, essendo un ottimo chef capace di godersi anche ottimi pasti solitari, non aveva inizialmente trovato un piatto veramente di merda nella sua cronologia alimentare, mi sorprese dicendomi: “ho un piatto per il tuo articolo: una sera sono tornato a casa che non c’era nessuno e ho cenato con il doppio concentrato di pomodoro spremuto su dei cracker“. Ecco cosa intendo quando dico che capita anche ai migliori. Migliori nell’eccellenza ma evidentemente migliori anche nel fango. È da queste cose che si riconosce un grande uomo.
Buono con latte a lunga conservazione UHT FULL HD OH MIO DIO SWAG LEGENDARIO, che, no, non scade mai.
Pan carré e maionese
Un’altra storia toccante di un altro carissimo amico che una sera, solo e abbandonato, sentii un languorino mentre messaggiava al buio con la lontana fidanzatina. Visto che il mangiar bene è un’attività profondamente umana, e visto che stava studiando un corso di gnoseologia in cui si diceva che l’umanità nasce nel rapporto con l’altro, da bravo filosofo capii che così staccato dalla fidanzatina e così abbandonato dai coinquilini non poteva essere umano. Conseguentemente il mangiare fu disumano: pan carré non tostato con una striscia di maionese sui lati, l’ultima rimasta nel tubetto, nemmeno spalmata. “Guarda cosa mangio stasera cara > Scatta foto”. E continua pure ad essere altrove.
Accostato alla Sambuca che ti guarda là in cima alla mensola farà forse un po’ più male.
Tonno e basta
Ed eccolo. Il principe del fondo della dispensa, che non scade mai, non passa mai, non finisce mai, lo puoi accoppiare a qualsiasi cosa, libero. Comunque vada, il tonno ci sarà sempre, già pronto per essere mangiato anche così. Notti insonni e tempo buttato, scale da scendere in ritardo e da risalire esausti, ma ad aspettarti lui c’è. Pasto degli eserciti e dei pellegrini, è sempre esistito e non cambierà mai. Il tonno in scatola, la cena completa che guardi disperato e disgustato, ma che sotto sotto non può non piacerti. Sorridi gustandolo anche stavolta, nonostante tutto.