Nuovo giorno, nuova rubrica: oggi infatti ci faremo aiutare da quello che è il genere horror, o meglio a una sua sottocategoria: lo splatter.
Per la rubrica “siamo tutti bravi in cucina” tramite questa rubrica utilissima impareremo a capire tutti i modi in cui (si spera inconsapevolmente) profaniamo, uccidiamo, sminchiamo e cuciniamo nella maniera più sbagliata un alimento.
Primo giro, prima corsa, ad aprire le danze di questa nuova pagina di informazione culinaria, sarà: il salmone!
Il salmo salar, comunemente chiamato salmone dell’Atlantico, è un pesce osseo d’acqua dolce e marina tipico dei mari temperati e freddi del nord Atlantico. E’ presente sulle tavole di praticamente tutto il mondo, non solo per le sue proprietà organolettiche che lo rendono irresistibile al nostro gusto, olfatto e vista con quel filetto dal colore roseo e il sapore delicato (abbinabile praticamente con tutto) ma anche, e soprattutto, per i principi nutritivi che lo pongono alla base di un’alimentazione sana e bilanciata. Oltre ad essere una fonte irrinunciabile di Omega 3 che aiutano a combattere il colesterolo e prevenire cellule tumorali, il salmone è anche ricco di grassi polinsaturi, i cosiddetti acidi grassi “buoni” (sì esistono, lo sappiamo, è la notizia del secolo) dai quali il nostro fisico trae dei benefici incredibili.
Siamo abituati a vederlo in tutte le forme e in ogni tradizione culinaria, è il cibo meltingpot per eccellenza: sul pane tostato con l’avocado, sui nighiri del sushi, sotto forma di tartare, affumicato con una spruzzata di limone, come sugo per la pasta, al forno con le patate oppure sotto forma di carpaccio. Ma se ne compriamo un bel trancio fresco al supermercato e ce lo vogliamo cucinare a casa, dentro le quattro mura dei nostri fornelli cos’è che non dobbiamo mai fare?
COME CUCINARE IL SALMONE
Il salmone è un pesce delicato e pieno di succhi preziosi, ergo non trattatelo come fosse il sofficino ripieno di mozzarella e funghi del reparto surgelati: va trattato con gentilezza. Bisogna dare una bella scottata a fuoco medio alto solamente all’inizio, riponendo il salmone sulla padella dalla parte della pelle (che fa da “scudo”) per non più di 5 minuti, così da rendere la pelle croccante; per il resto girate delicatamente il vostro trancio e continuate la cottura a fuoco rigorosamente molto basso. I tempi di cottura del salmone sono veramente ridotti, non più di 7/8 minuti totali, vi ritroverete altrimenti a mangiare (citando Joe Bastianich) la suoletta delle scarpe di Ghandi.
DOVE CUCINARE IL SALMONE
La padella! Lo so sembra scontato, ma per quanto il salmone si possa cucinare in tanti modi diversi, la scelta della padella è sempre essenziale. Con l’antiaderente non sbagliate mai, visto e considerato che il salmone è un pesce che si sfalda facilmente, oltre ad attaccarsi come una cozza ad ogni superficie non adatta alla sua carne tenera. Accettabile dunque la griglia, ma non la miglior opzione se si vogliono mantenere intatti tutte le sue nobili proprietà, perfetto invece il forno a temperature non troppo alte (non state facendo il tacchino per giorno del Ringraziamento ricordatevelo!), infine ultimo consiglio spassionato: cucinatelo semplice! Questa regola può essere applicata in generale ad ogni specie di pesce, ma per il salmone vale doppio visto il largo uso che se ne fa: con un poco di limone, un filo d’olio, qualche base cremosa non invadente, insomma più la lasciate al naturale più ne apprezzerete il gusto.
Se becchiamo qualcuno che ci mette il parmigiano, gli tagliamo le manine.