Per la serie “l’idiozia dell’uomo non ha limiti”
Per la serie “adesso basta avete rotto i coglioni, legiferate le stronzate che volete tanto non vi daremo retta ”
Con una sentenza paradossale e ridicola, se non fosse in gioco una questione così seria, il 12 luglio la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha confermato “il divieto di commercializzare sementi di varietà tradizionali che non siano state iscritte nel catalogo ufficiale europeo”. Cosa significa? Significa che qualsiasi tipo di cultura su suolo europeo dovrebbe passare esclusivamente da produttori e distributori di sementi certificate, niente autoproduzioni niente sementi fatte-in-casa, niente circolazione fuori da canali depurati “ufficiali”. Voi direte “impossibile” e invece è tutto vero: è dal 1998 (lo sapevate? no? strano che nessuno l’abbia detto vero?) che è in vigore una direttiva comunitaria europea che riserva la commercializzazione e lo scambio di sementi alle ditte sementiere vietandolo agli agricoltori, in questo modo ciò che i contadini hanno fatto per millenni è diventato improvvisamente un reato.
Questo 12 Luglio la Corte di Giustizia dell’ Unione Europea ha semplicemente ribadito che la legge esiste ed è impugnabile, nello specifico il contenzioso era sorto tra due soggetti francesi, l’associazione no-profit Kokopelli (che si occupa della conservazione e diffusione di piante antiche) e il produttore di sementi Graines Baumaux sas. Bene, la “Graines Baumaux” aveva chiesto ai giudici francesi di imporre a Kokopelli di pagare 100 mila euro per danni e inoltre – esplicitamente –”la cessazione di tutte le attività dell’associazione”, pericolosa per il business. i giudici francesi avevano rimandato a casa la “Graines Baumax” sentenziando che ““L’assenza di una semente dal catalogo non è indice del fatto che non sia “buona”, perché le norme che ne regolano l’iscrizione non riguardano alla futura la salubrità delle piante, ma a logiche commerciali” nel caso specifico la commercializzazione di varietà arcaiche rientrava nella deroga prevista dalla direttiva 2009/145/CE, assolvendo di fatto la Kokopelli.
La Corte Europea ha invece accolto il ricorso a favore della Graines Baumaux.
Addirittura la Corte di Giustizia ha preso la sua decisione contrariamente a quanto affermava il suo Avvocato Generale che, nella memoria depositata il 19 maggio precedente, rilevava che “la registrazione obbligatoria di tutte le sementi nel catalogo ufficiale era una misura sproporzionata e violava i principi della libertà di esercizio dell’attività economica, della non-discriminazione e della libera circolazione delle merci”.
E tutta questa faccenda è passata (ovviamente) quasi sotto silenzio.
Perchè?
Risposta: L’intero mercato mondiale delle sementi è oggi quasi totalmente gestito da sette aziende multinazionali che detengono i brevetti e che si occupano contemporaneamente della produzione di sementi, veleni per l’agricoltura e OGM.