Polemica

Ma abbiamo veramente bisogno di usare i canditi?

Il mondo si divide in due grandi categorie: quelli che amano i canditi e quelli che li odiano, li detestano, li evitano in ogni modo.

Per il candito c’è un odio sincero

La cosa divertente della faccenda dei canditi è che chi li mangia non ha molti problemi a riguardo, li accetta serenamente come parte integrante del dolce che si sta gustando, chi invece non li apprezza non riesce mai ad accettare la loro presenza con serenità: li odia con tutto se stesso, si indiavola con chi non ha pensato che al diretto interessato non sarebbero piaciuti, inveisce con un “ma dai, perché lo avete preso con i canditi?” “non si può andare avanti così, su, che schifo!”, chissà quante relazioni sono finite per colpa di pezzi di frutta così piccoli. L’epilogo poi segue più o meno sempre lo stesso copione, la vittima dei canditi preparandosi con la stessa meticolosità di un chirurgo uscito da Dr. House, con aria scocciata inizia un lento procedimento di rimozione, candito per candito, senza farsene sfuggire neanche uno per sbaglio: il campo di guerra deve essere completamente sgombro di queste mine anti-uomo definite nel gergo comune canditi (o per i più estremisti “cibo di Satana”).

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La canditura è un metodo di conservazione dei cibi (soprattuto la frutta) a base di zucchero; ha origine lontanissime, veniva impiegato già nell’antica Cina e nella Mesopotamia in cui però si usavano miele e sciroppo di palma; anche gli antichi Romani utilizzavo il nettare delle api come “conservante” naturale per i loro pescati; i veri precursori della canditura sono però gli arabi che avevano l’abitudine di servire gli agrumi canditi in occasione festive. Non a caso il termine candito deriva dall’arabo qandat, che in sanscrito si scriveva khandakah, cioè zucchero. Saranno poi i primi mercati navali ad esportare la frutta candita anche in Occidente, motivo per cui una delle regioni che utilizza maggiormente i canditi nella sua pasticceria è proprio la Sicilia.

No!

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I canditi si nascondono ovunque: cannolo, cassata, panettone, struffoli, dolci di mandorla, fritole, panforte, ricciarelli … bisogna sempre stare in guardia, una cosa è certa: dove ci sono delle mandorle spesso e volentieri si nascono anche dei canditi, ergo state attenti!

Chiediamoci quindi se veramente necessitiamo di queste bombette concentrate di zucchero nei nostri dolci? Non credete che accentuino un po’ troppo la dolcezza a livelli diabetici? Non vi viene da fare questa faccia ogni che volta che (disgraziatamente) ve ne finisce uno in bocca? Ma lo sapevate che fanno candito anche il melone? Yuk.

 

Chiara Lauretani

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Chiara Lauretani

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