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Origine e significato della tradizione di consumare agnello a Pasqua: un legame tra cultura e religione

A Pasqua, l’agnello è simbolo tradizionale della gastronomia italiana, radicato nella cultura e contestato da animalisti. Ecco la storia

Il suo consumo è legato a significati religiosi, dalla tradizione ebraica a quella cristiana. Ricette locali lo celebrano in tutto il Paese, rendendolo un alimento pregiato. La tradizione di consumare carne d’agnello durante le festività pasquali è una delle più radicate e discusse della gastronomia italiana.

Ogni anno, in occasione della Pasqua, si ripresenta il dibattito sulla scelta di mangiare questo animale, un’usanza che ha origini antiche e profonde, non solo legate alla cultura culinaria, ma anche a significati religiosi e simbolici. Ma perché proprio l’agnello è diventato il protagonista indiscusso delle tavole italiane durante questa festa?

Origini antiche del simbolo dell’agnello

L’agnello è da sempre considerato un simbolo di purezza e innocenza. Le sue origini come animale da sacrificio risalgono a epoche molto precedenti al cristianesimo, trovando radici nella cultura ebraica. Già nell’Antico Testamento, l’agnello gioca un ruolo cruciale durante la Pasqua ebraica, o Pesach. In questo contesto, gli ebrei venivano istruiti a sacrificare un agnello e a utilizzare il suo sangue per contrassegnare le porte delle loro case, in modo che l’angelo della morte risparmiasse i primogeniti degli Israeliti durante la decima piaga d’Egitto. Questo rito non solo simboleggiava la liberazione dalla schiavitù, ma rappresentava anche un atto di fede e obbedienza verso Dio.

Perché mangiamo l’agnello a Pasqua? – (dailyfood.it)

La figura dell’agnello si arricchisce di significato con l’avvento del cristianesimo. Nella tradizione cristiana, l’agnello non è più solo un simbolo di sacrificio, ma diventa una rappresentazione diretta di Gesù Cristo, identificato come “l’Agnello di Dio”. Giovanni Battista, nei Vangeli, si riferisce a Gesù in questi termini, sottolineando il suo ruolo di vittima sacrificale per la redenzione dell’umanità. Quindi, l’agnello assume una connotazione di salvezza e speranza, legandosi profondamente alla resurrezione e alla Pasqua, che celebra la vittoria di Cristo sulla morte.

Questa trasformazione del significato dell’agnello fa sì che, nel contesto della Pasqua cristiana, il legame tra l’agnello e la festività si consolidi ulteriormente. Anche se il rito di sacrificio dell’animale non è più praticato, il consumo della carne d’agnello rimane una tradizione viva e ben radicata. La carne di agnello è considerata un alimento pregiato e, storicamente, rappresentava una delle rare occasioni in cui le famiglie potevano permettersi di consumarla. Le ricette tradizionali variano da regione a regione, con piatti che spaziano dall’agnello al forno, cucinato con erbe aromatiche, fino a stufati e arrosti, ognuno con le proprie peculiarità locali.

Esistono diverse varietà di agnello, ognuna con caratteristiche distintive. L’agnello da latte, noto come abbacchio, è particolarmente apprezzato per la sua tenerezza e sapore delicato. Altre tipologie come l’agnello bianco e l’agnellone hanno altrettanto successo sulle tavole pasquali italiane. Le regioni come la Sardegna, l’Abruzzo e il Centro Italia vantano produzioni di agnello di alta qualità, come l’Agnello Sardo IGP e l’Agnello d’Abruzzo IGP, che sono simboli di eccellenza gastronomica.

Accanto alla tradizione culinaria, ci sono anche usanze che si riflettono in dolci pasquali che richiamano l’aspetto dell’agnello, come gli “agnelli dolci”. In Sicilia, ad esempio, l’agnello dolce di Favara è un’opera d’arte gastronomica realizzata con pasta reale, pasta di pistacchio e zucchero fondente. Queste creazioni non solo arricchiscono la tavola pasquale, ma rappresentano anche un legame con l’identità culturale e le tradizioni locali.

Claudio Rossi

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