
Allerta sulla presenza di arsenico nel riso della Lidl - dailyfood.it
Il riso in vendita alla Lidl corre il rischio di contaminazione da arsenico: ecco qule marca ne contiene più delle altre.
L’arsenico nel riso rappresenta una questione di crescente preoccupazione per i consumatori italiani e non solo. In un contesto in cui l’Italia è il primo produttore di riso in Europa, è fondamentale che i produttori si concentrino non solo sulla quantità e sull’estetica dei chicchi, ma anche sulla qualità e sulla sicurezza alimentare. La crescente consapevolezza dei consumatori riguardo alla contaminazione da arsenico e altri metalli pesanti potrebbe spingere le aziende a migliorare le proprie pratiche agricole e di produzione per garantire prodotti più sicuri e sani.
Recenti indagini condotte dalla rivista Il Salvagente hanno messo in luce la problematica della contaminazione da arsenico in alcuni marchi di riso Arborio, una varietà molto apprezzata per la preparazione dei risotti. I risultati di questo test hanno evidenziato che la situazione è tutt’altro che rassicurante, con alcuni prodotti che superano i limiti di legge per la presenza di questo contaminante.
Risultati dell’indagine sul riso Arborio
L’indagine ha coinvolto 12 marche di riso Arborio, rivelando che tutti i campioni analizzati contenevano arsenico inorganico, una forma particolarmente pericolosa per la salute umana, classificata come cancerogena certa dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La presenza di arsenico nel riso è motivo di seria preoccupazione, poiché questa sostanza è legata a gravi rischi per la salute.
Tra i campioni esaminati, il riso Carosio venduto da Lidl si è distinto per avere il livello più alto di arsenico inorganico, registrando un valore di 0,171 mg/kg, superiore al limite di legge fissato a 0,15 mg/kg. Anche altri marchi, come il riso Vignola biologico, hanno mostrato problematiche significative, con la presenza di cadmio, un altro metallo pesante tossico.

Il test ha rivelato anche problematiche riguardanti la qualità del prodotto. Ad esempio, il riso Riserva Gallo ha mostrato una percentuale di chicchi di varietà diverse che superava il limite consentito del 5%, portando a dubbi sulla purezza del prodotto. Sebbene questo difetto non rappresenti un rischio diretto per la salute, può compromettere la preparazione di piatti tradizionali come il risotto, dove la qualità del riso è fondamentale.
In un’altra analisi, il campione di riso Curtiriso ha evidenziato una percentuale di chicchi danneggiati dal calore, raggiungendo il limite massimo consentito. Per quanto riguarda i pesticidi, la situazione sembra meno allarmante, sebbene sia stato rilevato il fungicida captan, considerato potenzialmente cancerogeno, in diversi campioni.
Risposte delle aziende
Nonostante le notizie preoccupanti, ci sono anche aspetti positivi da segnalare. Il test ha confermato che tutti i marchi analizzati contenevano effettivamente riso Arborio e non sono stati trovati chicchi parboiled non dichiarati. Alcuni marchi hanno ottenuto buone valutazioni, dimostrando che esistono prodotti di qualità sul mercato. L’obiettivo di Il Salvagente è chiaro: informare i consumatori affinché possano fare scelte più consapevoli riguardo ai cibi che portano in tavola.
La questione della contaminazione da arsenico nel riso è complessa e legata sia alla natura dei terreni di coltivazione sia all’inquinamento ambientale. Le piante di riso tendono ad assorbire metalli pesanti attraverso le radici, concentrandoli nei chicchi. Inoltre, la presenza di cadmio è spesso associata all’uso di fertilizzanti, il che è preoccupante, specialmente per i prodotti biologici.
Le aziende produttrici hanno risposto ai risultati del test, con Lidl che ha presentato controanalisi mostrando valori di arsenico inferiori, mentre Riso Vignola sostiene di rispettare i criteri di conformità stabiliti dalle normative europee.