Tra i grandi problemi dell’uomo moderno, c’è evidentemente quello della cottura della pasta, che per l’italiano medio dev’essere al dente, mente evidentemente per i francesi deve corrispondere alla consistenza delle parrucche. Questo lo evinciamo dallo strano licenziamento di Maurizio Landi, cuoco bolognese, per 15 anni proprietario dell’Osteria Divinis, che una volta emigrato in Francia per lavoro e per soddisfare la grande passione per il vino francese, ha avuto grossi problemi nel far apprezzare la sua pasta.
Troppo cruda, dicevano i clienti e rimandavano i piatti in cucina. Sarà perché in Francia la pasta e il riso li mangiano spesso come fossero verdure, come contorno dei piatti e lì la pasta al dente non è neanche lontanamente contemplata. Lui, invece di adattarsi agli usi e costumi locali, ha continuato a cucinare la pasta all’italiana, tenendo alto il vessillo della cultura gastronomica di casa nostra, e pochi giorni dopo è stato licenziato.
“La pasta non si tocca”, ha detto, e per questo motivo si è trovato senza lavoro, ma per poco. Fortunatamente in Francia è facile ripartire e qualche giorno dopo era già cuoco di un altro ristorante. Alla sua assunzione, ha messo subito le cose in chiaro: “Io la pasta la cucino al dente, prendere o lasciare”.
Altro che polemiche sull’inqualificabile espressione “razza italiana” di questi giorni. Con la pasta di mezzo, le cose si fanno serie e c’è ancora chi è disposto a perdere il lavoro pur di non cucinare immangiabili monoblocchi di carboidrati che una volta ingeriti, li digerisci dopo una settimana. A questo punto ci starebbe bene anche un Forza Italia, ma non ce la sentiamo proprio.
FONTE | Repubblica