Quando andiamo in un ristorante giapponese andiamo sempre sul sicuro se si tratta di ordinare un piatto. Soba, sushi, tempura… Ma per quanto riguarda il bere? Cosa bevono i giapponesi (oltre all’acqua ovviamente)?
Prepara carta e penna e inizia a prendere appunti, perchè quello che stiamo per raccontarti ti sarà estremamente utile se la prossima volta che vorrai ordinare un menù 100% local.
Il tè
In Giappone le occasioni per bere non mancano mai, specialmente durante affari di lavoro o se si è in compagnia tra amici.
La prima bevanda nazionale, a cui tutti i giapponesi sono affezionati, è sicuramente il tè, meglio se verde. Si chiama Ocha e si beve solitamente durante i pasti, al posto dell’acqua, dallo Yunomi (il tradizionale bicchiere da te) e guai ad aggiungere zucchero, latte o limone come facciamo noi occidentali.
Il tè viene coltivato in tutto il Giappone e ogni località ha la sua tipologia. Si dice che l’Ocha venisse usato fin dall’antichità dai monaci buddhisti zen poichè era in grado di favorire la meditazione. Non a caso infatti, la Cha no yu, ovvero la tradizionale cerimonia del tè, fonda le sue origini proprio sulle antiche pratiche zen dei monaci.
Le varietà di tè verde apprezzate in Giappone sono moltissime, ma le principali sono:
1- Sencha: il tè verde più comune dal profumo fresco e il sapore erbaceo
2- Gyokuro: il tè verde più pregiato. A differenza del tè Sencha, questo ha un sapore leggermente dolce e intenso.
3- Hojicha: un particolare tè tostato
4- Genmaicha: tè verde a cui si aggiunge del riso integrale tostato
5- Matcha: il tè verde giapponese più famoso in occidente. Si tratta di una tipologia estremamente pregiata caratterizzata da un colore brillante e realizzata da germogli essiccati che vengono ridotti in polvere finissima.
Il saké
Alla domanda cosa bevono i giapponesi, gli esperti di anime e film giapponesi risponderebbero il sakè.
Il sakè è come il vino per noi italiani e come tale in Giappone lo si gusta spesso in compagnia o durante festività ed eventi importanti.
Il suo vero nome è nihonshu ed è la bevanda alcolica per eccellenza, se non la più antica e popolare. Si ottiene da un particolare processo di fermentazione del riso, cui si aggiunge acqua e il koji ( una particolare muffa) e ha una gradazione alcolica che va dai 15 ai 17 gradi.
Come il vino, anche il sakè viene realizzato in moltissime varianti: più o meno dolce, secco, freddo oppure persino caldo. La scelta di quale tipologia ordinare dipende dal gusto personale, dal piatto a cui lo si vuole accompagnare, ma anche dal clima e dalla stagione.
Tradizionalmente si serve da piccole bottiglie chiamate tokkuri e si beve in piccoli bicchierini oppure nelle sakazuki, le famose coppette elegantemente decorate e usate specialmente durante le cerimonie.
Occasionalmente si può servire anche in piccoli contenitori quadrati, chiamati dai giapponesi Sakemasu, realizzati in legno di cipresso che conferisce al sakè un leggero tocco agrumato.
In occasione di importanti celebrazioni è buona usanza spaccare un barile di sakè come buon auspicio e augurio di buona fortuna.
Shochu
Meno conosciuto del sakè, il Shochu è un distillato originario di Kyushu, l’isola più a sud del Giappone.
Possiede una gradazione alcolica compresa tra i 20 e i 40° ed è prodotto dalla fermentazione di riso, patate dolci e frumento o canna da zucchero.
Solitamente è servito mescolato con acqua, oppure con bevande come succhi di frutta, tè o soda.
Chuhai
Si tratta di bibite industriali poco alcoliche, che contengono shochu o altri tipi di alcolici.
Per renderle più gustose vengono aromatizzate con vari tipi di frutta. Sono molto rinfrescanti, specialmente d’estate quando fa tanto caldo.
Alcolici a base di frutta
Oltre al Chuhai esistono anche altri alcolici a base di frutta. Sono leggermente più dolci e spesso sono preparati in casa, un po’ come il nostro limoncello:
1- Umeshu: si ottiene dalla macerazione delle ume, le prugne giapponesi (che devono essere ancora acerbe) e poi si aggiunge zucchero e alcol.
2- Yuzushu: è un alcolico a base di yuzu, un agrume giapponese dalla buccia rugosa e un profumo intenso. È molto simile al limone, ma a differenza di quest’ultimo è più piccolo e tondeggiante.
3- Momoshu: è un alcolico a base di momo, la pesca bianca giapponese
Oltre al sakè, il tè e altre bevande alcoliche, i giapponesi non si fanno mancare whisky e gin, prodotti artigianalmente e molto apprezzati a livello internazionale, ma nemmeno la birra, che loro chiamano biiru.
La birra prodotta in Giappone ha un’ottima qualità. Gusto e sapore non hanno grosse differenze rispetto alla birra europea, tranne per il fatto che esiste praticamente solo quella bionda, la più amata dai giapponesi.
Qualsiasi sia la bevanda che deciderete di assaggiare, ricordatevi sempre che per buona educazione in Giappone non ci si deve mai versare da bere da soli: come gesto di cortesia e condivisione il bicchiere lo si riempie a vicenda tra commensali. Dopodiché si può procedere con il brindisi: Kampa, cincin!