Zitto e nuota, nuota e nuota
Andy Sharpless è il capo di una organizzazione che si chiama Oceana e che si occupa di salvaguardia degli oceani.
Qualche anno fa ha scritto un libro che si chiama “The Perfect Protein” che narra le numerose qualità del pesce, inteso ovviamente come cibo. Però, per salvaguardare gli oceani, spiega anche che non dobbiamo mangiare il pesce a caso, ma bisogna sapere scegliere il pesce giusto. Abc News l’ha intervistato per chiederegli qualche consiglio; peccato che molti riferimenti siano alle specie oceaniche e quindi in certi consigli è poco replicabile sulla nostra fauna mediterranea, ma la globalizzazione c’è anche nei prodotti ittici e quindi può capitare di trovare qualcuno di questi prodotti anche nei supermercati italiani. Qua trovate tutti i consigli utili anche alla nostra fauna oceanica:
Sardine e acciughe: Sì
Le specie più piccole si riproducono più velocemente, sono alla base della catena alimentare e mangiarli causa un danno minore a tutta la catena alimentare. Le specie piccole sono molto più numerose e, se ben gestite, potrebbero sfamare gran parte della popolazione mondiale in modo salutare e poco costoso. Cercate quindi di apprezzare sardine e acciughe e finirete anche col risparmiare.
Sgombri: Sì
Gli sgombri, soprattutto quelli selvatici e liberi dell’atlantico, sono ricchi di omega-3 che serve al cervello. Gli sgombri dell’atlantico sono poco inquinati e sono ottimi. In generale preferite sempre le specie selvatiche e non quelle allevate.
In fondo al mar
Ostriche, cozze e vongole: Sì
Abbuffatevi di frutti di mare. In generale vanno sempre bene le ostriche, le cozze e le vongole sia d’allevamento che selvatiche. Il loro ciclo di vita è abbastanza breve e tendono ad accumulare meno elementi contaminanti.
Salmone selvatico dell’Alaska: A volte
Cercate di mangiare pesci grossi raramente e con consapevolezza. Cercate di mangiarlo raramente, perchè i pesci grandi si riproducono più lentamente, il ciclo che li porta alla maturità sessuale può richiedere anni e la pesca eccessiva ha portato molte grandi specie sull’orlo del baratro e potrebbero non sopravvivere. Tra questi c’è ad esempio il Pesce Specchio Atlantico che vive oltre 100 anni ed è maturo sessualmente intorno ai 40 anni… pescarne gli individui giovani l’ha portato quasi all’estinzione.
Inoltre, i pesci grossi essendo in cima alla catena alimentare, contengono spesso molti inquinanti, come il mercurio, perchè non viene smaltito e resta nel pesce, dove può raggiungere anche concentrazioni pericolose. Tra i pesci grandi il Salmone Selvatico dell’Alaska è una scelta sana.
Salmone d’allevamento: No
Cerca di mangiare pesce selvatico. Un terzo del pesce pescato nel mondo viene trasformato in farina di pesce e olio che viene utilizzato per la stragrande maggioranza per produrre mangimi con cui vengono nutriti i pesci d’allevamento. L’assurdo è che ci vogliono 5 chili di pesce selvatico per produrre 1 chilo di salmone d’allevamento. Inoltre, il salmone d’allevamento è meno resistente e più colpito da parassiti, ciò porta gli allevatori a trattare i pesci con sostanze chimiche e tossiche per uccidere i parassiti.
Gamberetti: No Se vuoi essere un mangiatore di pesce responsabile, devi dire addio ai gamberi, perchè la cattura dei gamberetti comporta spesso dei grossi danni collaterali. Dati americani riportano che per 1 chilo di gamberetti pescati sono stati presi anche 5 chili di specie non buone commercialmente, che vengono danneggiate e ributtate in mare spesso ferite o morte. Tra le specie danneggiate durante le catture ci sono anche le tartarughe marine. Il gambero d’allevamento non è migliore, perchè spesso è nutrito con mangimi pericolosi per l’uomo.
La spigola cilena (sea bass del cile o branzino del cile) e il tonno rosso (pinna blu): No
Queste specie sono seriamente minacciate ed è meglio non mangiarle, la pesca eccessiva le ha portate sull’orlo del collasso. L’unico modo per continuare a mangiare il tonno in futuro è smettere di catturarlo adesso e cercare di capire scientificamente quanti ne sono rimasti e quanti possiamo mangiarne ogni anno in modo limitare le catture e dare il tempo alla specie di mantenersi. Dobbiamo imparare a gestirlo, se no finirà.