La cucina del futuro
La storia è abbastanza semplice, o meglio cerchiamo di spiegarvela nella maniera più basica possibile.
Nella Silicon Valley esiste questo laboratorio che porta il nome di Impossible Foods, dove si cerca di rendere possibile quello che sembrerebbe impossibile con il cibo; nasce così l’Impossible Burger, un burger totalmente vegetariano che però è identico visivamente, odora, sanguina e ha lo stesso sapore di un hamburger vero.
La domanda che ci siamo posti, dopo “ma come è possibile?”, è stata “ma ne abbiamo davvero bisogno?”. Gli interrogativi però non finiscono qui: è un alternativa per vegetariani e vegani per poter continuare e degustare carne anche se carne non è? E’ un modo per creare un hamburger da laboratorio senza andare ad intaccare animali veri, senza gravare ulteriormente sugli allevamenti e sulle risorse del nostro pianeta Terra? Oppure è solo un esperimento che ci permette di capire come con l’avanzare della tecnologia, un giorno magari, saremo in gradi di riprodurre qualsiasi cosa dentro un laboratorio mescolando molecole tra di loro? Ci servirà per andare finalmente su Marte?
Ma come hanno fatto questi pazzi scienziati a creare un hamburger total veg dall’aspetto totalmente carnivoro? Pare che, nei vari processi chimici che portano al risultato finale, la chiave del segreto sia legemoglobina, una globina della classe delle proteine che si trova nella soia, al cui interno si trova il Santo Graal, ossia l’eme.
L’aspetto ancora più interessante è che per ricavare l’eme necessario a creare l’impossible hamburger si dovrebbe utilizzare una quantità di soia veramente immensa, motivo per cui Pat Brown, CEO di Impossible Foods, è riuscito a trovare il giusto compromesso anche in questo caso: tutto merito di una specie di lievito, chiamato Pichia pastoris, che aiuta a far prolificare l’eme, nutrendo lo zucchero e i minerali modificati del lievito, così da riuscire a replicare e produrre l’eme con una sola frazione del seme di soia coltivata in un campo. Boom!
Non è una puntata di Big Bang Theory
Lo sappiamo, sembra peggio di un cubo di Rubik, ma la cosa importante che va tenuta a mente è che in questo modo si produce un alimento completo utilizzando un ventesimo della terra per nutrire e allevare bestiame e un quarto dell’acqua necessaria, producendo inoltre un ottavo dei gas serra che verrebbero impiegati normalmente.
Se l’eme ci permette di dargli quel gusto di carne reale, a rendere il nostro burger praticamente perfetto intervengono poi la proteina del grano (per la compattezza), la proteina della patata ( per trattenere l’acqua) e infine la noce di cocco (per il grasso).
In conclusione la notizia che rende tutta questa chimica da laboratorio reale: l’Impossible Burger è già pronto a diventare mainstream, perché se fino a qualche tempo fa lo trovavate solo a Manhattan al ristorante Momofuku Nish ad un prezzo di 18 dollari per pezzo, da oggi l’Impossible sarà distribuito dalla catena di fast food White Castle al modico prezzo di 1 dollaro e 99.
Siamo davvero sicuri di averne bisogno?