“Chiudi gli occhi ed assaggia“. E uno lo fa perché va bene essere sospettosi di tutto ma davanti ad un buon profumo di fritto all’ora di pranzo è difficile resistere. Allora si chiudono gli occhi e si spalanca la bocca. Niente da fare è proprio lei, è proprio l’oliva ascolana della nostra giovinezza, quella mangiata al primo festival rock di paese. Eppure non è proprio un’oliva all’ascolana come tutte le altre.
“Hai visto cosa ti avevo detto, non si sente minimamente la differenza. Quella che hai appena mangiato è un’oliva ascolana al cento per cento vegana, a base di germe di grano“. Parole & musica di Giuseppe Tortorella, uno degli chef (anche se lui non vuole essere definito tale) che compongono il dream team di Funny Veg Academy, l’accademia della cucina vegana a Milano, in via Pitteri 10. Noi ci siamo andati un fine settimana e abbiamo scoperto un sacco di cose.
“Per troppo tempo si è pensato che essere un vegano significasse una vita fatta di privazioni, invece Funny Veg Academy vuole andare nella direzione opposta – ci dice Simone Salvini, chef stellato e fondatore dell’accademia – Infatti vogliamo essere portatori di una filosofia che esalti tutti i sapori della vita, magari scoprendone di nuovi. Quando sono stato invitato a Porta Porta Gianfranco Vissani mi ha dato del talebano: io gli ho risposto – spiega lo chef – che ero un cuoco di pace“.
E che la voglia e l’interesse dei docenti che si occupano dei vari corsi proposti in accademia vada proprio in questo senso lo conferma la ricchezza degli ingredienti che ci fanno assaggiare in numerosi piatti. Dall’insalata di noci e violette inglesi al ragù di quinoa e lenticchie sicuramente i sapori sono molto variegati, ma non si ha mai la sensazione di rinunciare a qualcosa.
“I docenti che tengono i corsi sono, oltre a Simone Salvini, Stefano Broccoli, che si occupa dei dolci, Mara di Noia, che invece insegna cucina per tutta la famiglia, più i nuovi ingressi Luca André, Giulia Giunta e Giuseppe Tortorella– spiega Elisa Orlandotti dell’ufficio stampa – L’Academy nasce in seguito al successo di FunnyVegan e grazie all’unione di intenti delle persone che si sono incontrate grazie allo stesso bimestrale“.
Non si usa a caso la parola “filosofia” se è vero come vero che la componente del pensiero in questa scuola di cucina è fondamentale: “Ai nostri studenti non insegniamo solo come fare delle mousse all’anacardo o dei biscotti di ananas liofilizzato – afferma Simone Salvini – ma li facciamo approcciare anche con i filosofi del tempo antico, che da Plutarco passando per Zarathuštra: più che una scuola di cucina vegana mi piace pensarci come una scuola di filosofia dell’orto“.
Certamente stupisce l’approccio di Giuseppe Tortorella, che da amante delle Harley Davidson e motociclista dedito all’informatica, dopo essere finito in cassa integrazione si è reinventato una vita: “Ho sempre frequentato i raduni dei motociclisti e ben presto mi sono reso conto che per chi non mangia carne animale e derivati non c’è praticamente possibilità di rifocillarsi – ci dice – Allora ho pensato di reinventare i piatti, attraverso la sostituzione degli ingredienti. Non si tratta di un ripensare le pietanze ma di rifare un piatto con altre cose“.
Ed assaggiando le proposte di Tortorella la differenza, ad occhi chiusi e non sapendo fossero piatti vegani, proprio non si sente: dalle lasagne alla carbonara, lo street food senza carne e derivati animali è servito.
L’ultima curiosità che ci siamo levati è stata quella di capire meglio cosa significhi la dicitura cucina vegana per tutta la famiglia. A questo proposito abbiamo chiesto spiegazioni a Mara di Noia, docente e veterinaria: “I miei piatti sono tutti testati sulla mia famiglia – ci dice sorridendo la dottoressa – Come tutti quando arrivo a casa ho poco tempo, quindi ho pensato a soluzioni ottimali per piatti che vadano bene per i miei due bambini, per il mio cane, il mio gatto ed anche mio marito. Ovviamente occorrono piccoli accorgimenti – termina Mara di Noia – come ad esempio non togliere l’aglio ai cani, molto dannoso. Insomma basta fare attenzione e il gusto è lo stesso, anzi di più“.