Rubare per fame, in questo caso, non è reato. Un clochard di Genova infatti è stato assolto dall’accusa di furto, era affamato e ha sottratto un pacchetto di würstel e del formaggio. La storia l’ha raccontata ieri Goffredo Buccini sul Corriere della Sera: nel 2011, il trentaseienne ucraino Roman Ostriakov sta per uscire da un supermercato volendo pagare solo un pacchetto di grissini mentre in tasca ha anche dei würstel e del formaggio. Danno complessivo: 4 euro e 7 centesimi.
Non è la prima volta che viene beccato e il 12 febbraio del 2016 arriva la sentenza: 6 mesi di reclusione e una multa di un centinaio di euro. Ovviamente Ostriakov non ha né le risorse per pagare la multa, né tanto meno quelle per assumere un avvocato che presenti ricorso e si rassegna all’idea del carcere: la sua colpa, rubare per fame. A sorpresa però la pubblica accusa, nelle figura del procuratore Antonio Lucisano, si rivolge alla Cassazione per una diminuzione della pena in quanto non è stato un vero furto ma più un tentativo di furto (l’uomo non è realmente uscito dal negozio con la merce rubata).
In seguito il presidente della quinta penale, Maurizio Fumo, annulla del tutto la condanna: “La condizione dell’imputato e le circostanze in cui è avvenuto l’impossessamento della merce dimostrano che egli si impossessò di quel poco cibo per far fronte a un’immediata e imprenscindibile esigenza di alimentarsi, agendo quindi in stato di necessità“.
Quella di Ostriakov è una storia affascinante e appassionante che ha fatto breccia anche nell’interesse della stampa straniera. Se i giornali italiani ieri citavano tutti Nella mia ora di libertà di De Andrè (“sappiamo che è un delitto il non rubare quando si ha fame“) all’estero si porta meglio I miserabili di Victor Hugo, il più delle volte accompagnato da una bella foto di una forma di formaggio. Ma sempre di rubare per fame si tratta.
Le reazioni sono misurate e senza usare toni così accesi o sensazionalistici: il Telegraph e l’NBC – senza troppo indignarsi, va detto – sottolineano il fatto che ci siano voluti cinque anni per risolvere un problema da 4 euro. Il New York Times intervista il professore della Luiss di Roma, Maurizio Bellacosa, che sostiene che tale fatto “potrebbe portare l’attuazione dello stato di necessità legato ai casi di povertà con più frequenza”. Poi il Times perde un po’ di credibilità citando l’editoriale di Gramellini, che è dovuto ricorrere agli anni ’70 per commentare un fatto accaduto nel 2016. Lo fanno anche Fox News, la BBC e Qz.com. Niente da dire, gli anni di piombo hanno sempre il loro fascino.